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Il Patto di Stabilità e Crescita è definitivo

Lunedì il Consiglio Ue Agricoltura ha adottato, senza discussione, la riforma del Patto di Stabilità e Crescita. Dopo l’astensione al Parlamento Ue, anche l’Italia ha votato a favore.

La riforma, frutto di lunghi negoziati, dovrebbe entrare in vigore a partire da giugno 2024, la data per la quale è prevista la riattivazione dei vincoli derivanti dal PSC, sospesi nel 2020 per permettere agli Stati membri di far fronte alla pandemia globale da COVID-19.

Cos’è il Patto di Stabilità e Crescita

Il Patto di Stabilità e Crescita, introdotto nel 1997 con il trattato di Amsterdam, è un accordo multilaterale di politica economica, che mira a garantire stabilità finanziaria e la sostenibilità economica tra gli Stati.

L’accordo si basa su due criteri: il rispetto del limite del 3% per il disavanzo di bilancio, e il mantenimento entro il 60% del rapporto debito/Pil .

Cosa prevede il nuovo PSC

I paesi con un debito eccessivo saranno tenuti a ridurlo in media dell’1 % all’anno se il loro debito è superiore al 90% del PIL, e dello 0,5% all’anno in media se è tra il 60% e il 90%.

Il secondo vincolo riguarda il disavanzo. Non sarà più sufficiente garantire il rapporto deficit/pil al 3%; per i Paesi con un debito superiore al 90%, il disavanzo dovrà scendere all’1,5% del Pil. Queste regole si applicano solo ai paesi non sottoposti a una procedura di deficit eccessivo, cioè il cui deficit su Pil sia inferiore al 3 per cento.

Per i Paesi in procedura di deficit, dovranno prima riportare il deficit al 3% e poi dovranno presentare il piano di aggiustamento fiscale e strutturale. Come sottolinea la voce.info, la Commissione Ue molto probabilmente aprirà quest’anno una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, dato che  con la legge di bilancio il deficit italiano nel 2023 è stato quantificato al 5,3 per cento del Pil, con una previsione al 4,3 per cento del Pil nel 2024.

Le critiche

I deputati dei vari partiti che si sono astenuti hanno dichiarato che il Patto in questione farebbe tornare l’austerità. Per i deputati italiani di Renew le motivazioni della loro astensione sono altre: le nuove regole fiscali sono poco trasparenti e semplici e con diverse contraddizioni.

Il rapporto deficit/Pil dell’Italia è uno dei più alti in Europa

La riforma del Patto di Stabilità e Crescita presenti diversi limiti, ma l’Italia ha un rapporto tra il debito pubblico e il Pil più alto in Europa, solo dietro alla Grecia.

Nel documento elaborato dagli esperti della Commissione si evidenzia che “L’Italia continua a far fronte alle vulnerabilità legate all’elevato debito pubblico, abbinato a consistenti deficit di bilancio e a una debole crescita della produttività in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e di alcune debolezze residue nel settore finanziario”

“L’analisi della sostenibilità del debito per l’Italia mostra che, nello scenario di base, il rapporto debito pubblico/Pil dovrebbe rimanere a un livello elevato nel medio termine, aumentando a circa il 148% nel 2029 e a circa il 164% nel 2034”, sottolinea ancora Bruxelles.

Dopo aver evidenziato le varie criticità dell’economia italiana ormai risapute, secondo la Commissione, l’Italia dovrebbe perseguire  “politiche di bilancio prudenti con adeguati avanzi primari”.

 

 

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