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Le equilibriste: in Italia una lavoratrice su 5 esce dal mercato del lavoro dopo essere diventata madre

Per il nono anno consecutivo, in occasione della festa della Mamma, Save The Children ha lanciato il rapporto Le Equilibriste – La maternità in Italia 2024, che traccia un bilancio delle infinite sfide che le donne in Italia devono affrontare quando scelgono di diventare mamme.

In Italia, la discussione sulla crisi delle nascite è molto diffusa, ma spesso vengono trascurate le condizioni di vita delle mamme di oggi, che svolgono la maggior parte del lavoro di cura. Le mamme di oggi sono delle vere e proprie “equilibriste”, alla continua ricerca di conciliare tutte le responsabilità.

Il gender gap

Il mercato del lavoro nel nostro paese risente ancora di un fortissimo gender gap tra il tasso di occupazione degli uomini e delle donne in Italia. Nel 2023 è stato di 17,9 punti percentuali, ben più marcata rispetto alle differenze osservate a livello EU27 (9,4 punti percentuali) e seconda, di pochissimo, solo alla Grecia, dove la differenza è di 18 punti percentuali. A fronte di un tasso di occupazione femminile del 63,8%, le donne senza figli che lavorano raggiungono il 68,7%, mentre solo poco più della metà delle donne con due o più figli minori ha un impiego, cioè il 57,8%.
Al contrario, per gli uomini della stessa età, il tasso di occupazione totale è dell’83,7%, che varia e va dal 77,3% per coloro senza figli, fino al 91,3% per chi ha un figlio minore e al 91,6% per chi ne ha due o più.

Le donne lavoratrici subiscono il part time involontario

Dal rapporto è emerso che il lavoro a tempo pieno è più comune tra gli uomini rispetto alle donne. In Italia solo il 6,6% degli uomini che lavora, lo fa a tempo parziale, rispetto al 31,3% delle lavoratrici, che per la metà dei casi subisce un part-time involontario.
Tra le donne che hanno figli, aumenta notevolmente la percentuale di donne impiegate a tempo parziale, ovvero il 36,7% rispetto a quelle senza figli, cioè il 23,5%.
Tra gli uomini, invece, si passa dall’8,7% per chi non ha figli al 4,6% per i padri.

Le dimissioni volontarie

La nascita di un figlio influisce sulla disparità di genere nel mondo del lavoro, come mostrano i dati delle dimissioni volontarie post genitorialità: a dimettersi sono principalmente le madri, al primo figlio ed entro il suo primo anno di vita.
Nel corso del 2022, infatti, sono state effettuate complessivamente 61.391 convalide di dimissioni volontarie per genitori con figli in età 0-3 in tutta Italia, in crescita del 17,1% rispetto all’anno precedente. La percentuale che riguarda le donne è del 72,8% del totale, pari a 44.699. Mentre il 27,2% riguarda uomini, pari a 16.692.
motivi per aver dato le dimissioni, tra uomini e donne, sono differenti:
Per le donne, infatti, il motivo principale è la difficoltà nel conciliare lavoro e cura del bambino/a: il 41,7% ha attribuito questa difficoltà alla mancanza di servizi di assistenza, mentre il 21,9% per problemi di organizzazione del lavoro. Complessivamente, gli impegni legati alla cura rappresentano il 63,6% di tutti i motivi di convalida delle dimissioni fornite dalle lavoratrici madri.

Per gli uomini, invece, il motivo principale è di natura professionale: il 78,9% ha dichiarato che la fine del rapporto di lavoro è stata dovuta a un cambio di azienda e solo il 7,1% ha riportato esigenze di cura dei figli.

 

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