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Il Patto europeo su migrazione e asilo

Dopo anni di negoziati, mercoledì, il Parlamento Ue ha approvato un pacchetto di leggi su migrazione e asilo.
“La migrazione è una sfida europea che deve essere affrontata con una soluzione europea. Questo è ciò che offre il Patto su migrazione e asilo. Per frontiere più sicure. Procedure più rapide ed efficienti.
E maggiore solidarietà con gli Stati membri alle frontiere esterne” ha scritto su X la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.
“La storia fatta. Abbiamo creato un solido quadro legislativo su come gestire la migrazione e l’asilo nell’UE.
Sono passati più di dieci anni di lavoro. Ma abbiamo mantenuto la parola data.
Un equilibrio tra solidarietà e responsabilità.
Questa è la via europea” ha dichiarato la presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola.
Di opinione differenti sono le ong che lo considerano “un accordo che produrrà ancora più grandi sofferenze umane.”

I punti del pacchetto

Il primo punto dice che per aiutare i Paesi UE più esposti alle pressioni migratorie, gli altri Stati membri dovranno contribuire e accogliendo una parte dei richiedenti asilo o dei beneficiari di protezione internazionale nel loro territorio, stanziare contributi finanziari o fornire un sostegno tecnico-operativo. Saranno inoltre aggiornati i criteri che attribuiscono a uno Stato la responsabilità di esaminare le domande di protezione internazionale (le cosiddette “norme di Dublino”).

Viene introdotto il regolamento sulle situazioni di crisi e di forza maggiore che istituisce un meccanismo di risposta agli aumenti improvvisi degli arrivi, garantendo solidarietà e sostegno agli Stati membri che devono far fronte a un afflusso eccezionale di cittadini di paesi terzi. Le nuove norme affrontano anche il tema della strumentalizzazione dei migranti, ossia il loro uso da parte di paesi terzi o attori non statali ostili con l’obiettivo di destabilizzare l’UE.

Per quanto riguarda gli accertamenti le persone che non soddisfano i requisiti per entrare nell’UE saranno soggette a un accertamento preliminare della durata massima di sette giorni e comprensivo di identificazione, raccolta di dati biometrici e controlli sanitari e di sicurezza. Gli Stati membri dovranno istituire meccanismi di controllo indipendenti per garantire il rispetto dei diritti fondamentali.

Sono previste procedure di asilo più rapide, con l’introduzione di una nuova procedura per il riconoscimento e la revoca della protezione internazionale. Con le nuove regole, il trattamento delle domande di asilo alle frontiere dovrà diventare più rapido, con scadenze più brevi per le domande infondate o inammissibili.

I dati delle persone che entrano irregolarmente nell’UE, comprese le impronte digitali e le immagini del volto di chiunque abbia più di sei anni, saranno memorizzati nella banca dati Eurodac aggiornata. Le autorità potranno anche segnalare gli individui aggressivi, armati o che rappresentano una minaccia alla sicurezza.

Il Parlamento ha anche approvato nuove regoli comuni per tutti gli Stati membri sul riconoscimento dello status di rifugiato o di persona che gode di protezione sussidiaria e sui diritti applicabili al riguardo. Gli Stati membri avranno il compito di valutare la situazione nel paese di origine sulla base dei dati forniti dall’Agenzia UE per l’asilo. Una volta concesso, lo status di rifugiato sarà sottoposto a verifiche regolari. Chi ha richiesto protezione dovrà rimanere nel territorio dello Stato membro responsabile di esaminare la domanda o dello Stato che ha concesso la protezione.

In merito all’accoglienza dei richiedenti asilo, gli Stati membri dovranno garantire che gli standard di accoglienza dei richiedenti asilo, ad esempio per quel che riguarda alloggi, istruzione e sanità, siano gli stessi in tutta l’Unione. I richiedenti asilo registrati potranno iniziare a lavorare al più tardi entro sei mesi dalla data di presentazione della domanda. Si procederà anche a regolamentare le condizioni di detenzione e la limitazione della libertà di circolazione, in modo da disincentivare gli spostamenti da un Paese UE all’altro.

Infine il nuovo quadro per il reinsediamento e l’ammissione umanitaria prevede che gli Stati membri possano offrirsi di ospitare i cittadini di paesi terzi riconosciuti dall’ONU come rifugiati, ai quali sarà garantito un accesso all’UE legale, organizzato e sicuro.

Le critiche

Per Medici senza Frontiere questo accordo avvalla la violenza alle frontiere, criminalizza le Ong e affida la gestione dei confini a paesi non sicuri. 

“Dopo anni di negoziati, le istituzioni europee hanno ora vergognosamente co-firmato un accordo che, lo sanno bene, produrrà ancora più grandi sofferenze umane. Per le persone in fuga da conflitti, persecuzione o insicurezza economica, queste riforme significheranno minore protezione e maggiore rischio di subire violazioni dei diritti umani in tutt’Europa, come respingimenti illegali e violenti, detenzioni arbitrarie e controlli discriminatori” ha dichiarato Eve Geddie, direttrice dell’Ufficio Istituzioni europee di Amnesty International. 

Per la giurista ed editorialista di Domani, Vitalba Azzolini, si tratta di “un insieme di norme che, più che tutelare, i diritti dei migranti, pare volto a rendere sistematica la violazione dei loro diritti”.

“Non supera il regolamento di Dublino, anzi gli oneri per i Paesi d’ingresso (come l’Italia)  risulteranno ancora maggiori: tra le altre cose, è stato quasi raddoppiato il periodo in cui essi saranno tenuti a occuparsi dei migranti arrivati. L’Italia è tra questi Paesi” ha aggiunto Azzolini.

Per l’analista dell’ Ispi, Matteo Villa, questa riforma penalizzerà su tutti i fronti l’Italia. E lo ha spiegato con un threats: come è lecito attendersi, gli stati ue opteranno per gli aiuti finanziari oppure se ne chiameranno fuori.

Velocizzare e inasprire le procedure di identificazione e di esame per l’asilo non farà che aumentare gli irregolari in Italia. Infatti, secondo quanto scrive Villa, senza maggiori rimpatri,  il numero degli stranieri in Italia aumenta non diminuisce.

Sui rimpatri le competenze restano salde in mano agli stati membri. E l’Italia si circa 450.000 irregolari, riesce a rimpatriare l’anno tra i 3.000 e i 7.000 l’anno.

In merito alle regole di Dublino

Per questi motivi, Villa sostiene che questo nuovo sistema diventa una macchina “sforna irregolari” che li riporta in Italia.

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